Lily's Dream

scritto da LadyMoon
Scritto 2 mesi fa • Pubblicato 2 mesi fa • Revisionato 2 mesi fa
0 0 0

Autore del testo

Immagine di LadyMoon
Autore del testo LadyMoon
Immagine di LadyMoon
"Il sogno non si occupa mai di inezie; non permettiamo alle quisquilie di disturbarci nel sonno. I sogni apparentemente innocenti si rivelano maliziosi, quando ci si sforza di interpretarli." - Sigmund Freud
- Nota dell'autore LadyMoon

Testo: Lily's Dream
di LadyMoon

Lily aprì gli occhi. Il loro verde ambra fu persuaso sempre più dal buio delle sue pupille.  Si mise a sedere, notò di essersi addormentata con le sue scarpette nere, atteggiamento insolito da parte sua. Indossava un vestitino rosa cipria, accompagnato da calze color panna. Il letto scricchiolava sotto il suo corpicino, un suono che le provocò un senso di fastidio. Contrariamente, fu addolcita dalla vista di un quadro delle Ninfee di Monet che aveva proprio dinanzi a sé, inchiodato alla parete viola.  Fu solo allora, raggiunto il massimo della contemplazione, che si rese conto di un particolare: quella non era la sua stanza, non era casa sua. Sentì il cuore sobbalzarle improvvisamente in gola, non ricordava niente della sera precedente, di come fosse arrivata lì, del perché. Scattò in piedi; la sua prima, istintiva reazione fu quella di cercare una porta o una finestra. Nulla.  Di nuovo, udì il suo cuoricino battere ancor più forte. Provò sgomento, stupore, confusione.  

“Dove sono?” - continuava ininterrottamente a ripetersi nella testa. Poi notò, alla sua sinistra, oltre il letto a baldacchino, una tenda di un viola piuttosto scuro. Le si avvicinò e con grande entusiasmo si accorse che celava una porta, la quale aprì senza alcun indugio. Un lungo e largo corridoio di un blu brillante incantò i suoi occhi, non aveva mai visto nulla di simile. Alle pareti c'erano diverse cornici di quadri vuoti e un grosso specchio dai contorni d'oro, ottocentesco, posizionato tra di loro, al centro, dominava la scena.  Con passo fluttuante percorse il salone fin quando non fu dinanzi al grande specchio, ci si specchiò timidamente, come si aspettasse che una strana creatura potesse venir fuori o come se si aspettasse di esser colpita da una sorta di strano incantesimo. Nulla di tutto questo accadde e ne fu stranamente delusa. 

«C'è qualcuno?!» - la voce acuta di Lily echeggiò tra le mura mentre girava su se stessa. Setacciando ogni minimo angolo, particolare, riconobbe finalmente, in fondo, una porta. La raggiunse, osservò che era molto più stretta di quella precedente e si mimetizzava perfettamente con le pareti, essendo dello stesso colore. Fece per aprirla ma si mosse a stento la dura maniglia. Era chiusa a chiave.  
 
“E ora?” - pensò la bambina. Poi tornò indietro, sconsolata, verso il grande specchio. Fissò la sua figura, i suoi capelli biondi legati in due codine e la pelle chiara le conferivano un aspetto quasi spettrale in quelle circostanze. Quel blu era un colore che solitamente le trasmetteva mansuetudine ma ora stava iniziando a disturbarla.
 D'improvviso, qualcosa simile ad una goccia che si infrange, comparse al centro dello specchio. Lily, con cautela, avvicinò il suo viso e dopo un paio di secondi il vetro dello specchio mutò il suo colore naturale in un ebano. Fu allora che una voce le sussurrò:

 «Se fuggire tu vorrai, a quest'indovinello risponderai» -   

Lily non capiva, come era possibile che uno specchio potesse parlare? E come aveva fatto a cambiare aspetto? E... soprattutto, cosa intendeva dire?   
 
«È una sfera di fuoco, di giorno è viva, la sera muore. È lontana ma chiaramente la vediamo, da milioni e milioni di secoli, da quando esistiamo» - proferì, ancora, lo specchio.

    «Il Sole!» - rispose prontamente Lily, che adorava questo genere di giochi. Uno scatto deciso seguito da un cigolio e la porta in fondo al corridoio si aprì. Lily non si mosse, riguardò lo specchio e rivide se stessa. Era tornato tutto come prima.  Un passo, poi due, tre, poco dopo fu dinanzi alla porta che affacciava ad un altro salone. Questo era rosa, decorato con quadri medievali, vistosi lampadari, tappeti di un castano scuro. Lily rimase stupefatta; nei suoi undici anni di vita, cose del genere le aveva viste solo in documentari o nei film. Uno specchio lussuoso era in fondo al corridoio, proprio accanto ad una massiccia porta di legno di quercia.  La bimba sapeva già cosa aspettarsi, gli si avvicinò decisa.  

«Sono piccoli custodi, fedeli amici, incantatori. Sono carta, sono parole. Sono pregiati, antichi e saggi. Se indovinerai, un altro me incontrerai» - bisbigliò una voce.

«Questo è più tosto!» - dichiarò la bambina, a mo' di protesta, indicando con l'indice lo specchio. Ci pensò due o tre minuti, poi, schiarendosi la voce, disse fieramente:

«Libri! Sono i libri» - lo specchio di nuovo riverberò, normalmente, la sottile figura di Lily e la porta accanto si aprì.  
Questa volta non scoprì un salone ma una piccola, anche se abbastanza larga stanza. Le pareti erano verdi e c'erano tre poltrone sulle quali erano sedute delle bambole russe. Lily ne fu subito attratta, ma qualcosa colpì di più la sua attenzione: un orologio a pendolo sopra la testa di antiche lampade polverose.  

Tic, tac, tic, tac...
Lily adorava perdersi tra i fugaci suoni dei secondi, adorava le teorie sul tempo, immaginava sempre potesse esistere un luogo, nella sua mente, dove potesse controllarlo, in qualche modo, ed essere libera dalle sue leggi matematiche.    
Un piccolo specchio, accanto ad una spazzola, su un tavolo al centro della stanza la riportò al presente.     

«Eccoti» - gli disse.   

«Alte, spumose, allegre, infelici. Cavalcano l'ignoto.  Se indovinerai, finalmente te ne andrai» - 

«È troppo difficile!» - contestò Lily, offesa. Passarono 10 minuti, tra i tic tac e la polvere e ancora non riuscì a venirne a capo.    
Alte... spumose... ignoto... cosa poteva essere?   

«Senti, questa non lo so!» - disse, in fine. Ma l'oscuro specchio non rispose.   

«Cosa succede se sbaglio?» - domandò Lily allora, nervosamente, tuttavia non ebbe risposta.
Improvvisamente ebbe un flashback di lei con i suoi due fratelli, in estate, su una delle meravigliose spiaggia della Grecia. Si divertiva, era felice, il Sole... le scottature, le meduse, il mare... il mare...

«Le onde!» - urlò, sgranando gli occhi.   

«Ho indovinato?» - nessuna risposta ma lo specchio tornò normale. Lily si rese conto solo allora che quella stanza non aveva altre porte se non quella da cui era entrata.  

Tic, tac, tic, tac e l'ansia, seguita da una velata angoscia cresceva. Si sentiva in trappola, ingannata, confusa.     

Tic, tac, tic, tac...    

«Lily... Lily!» - una voce familiare, femminile, la chiamava da lontano, ma era inquietante.
 
«Oh, Lily! Alla tua sinistra!» - Lily volse il capo, c'erano ampie tende avorio. Le aprì, rivelarono un balconcino. 

«Gettati, Lily» - disse nuovamente la voce.   

«Cosa?!» - rispose lei.

«È l'unico modo, devi buttarti» - insisté la voce, che ora divenne più grave, più tetra.

 «No! No! No! Non vedo il fondo!» - un fascio di luce abbagliò Lily non appena provò ad affacciarsi. Socchiuse gli occhi per il dolore finché non furono chiusi completamente.  

Non seppe distinguere quanto tempo passò, se un secondo, un minuto o un secolo, riaprì i grandi occhi.
Dinanzi a sé trovò una scrivania piena di giocattoli, bambole, pupazzi, una lampada nuova con diversi adesivi colorati. Era nella sua stanza, sul suo letto e non indossava più le scarpette nere, i suoi piedi erano nudi.   

«Finalmente! Sei di nuovo tra noi» - disse una voce, Lily voltò il capo, riconobbe il volto di sua madre.   

Lily's Dream testo di LadyMoon
2